IL REAL MUSEO MINERALOGICO

Tra le aule e i cortili dell’Università Federico II di Napoli, si nasconde un tesoro a molti sconosciuto, spesso anche agli stessi studenti che affollano i piani dell’edificio di Via Mezzocannone 8. Voluto nel 1801, per volontà del sovrano illuminato Ferdinando IV di Borbone, il Real Museo è il primo museo del suo genere ad essere stato istuito, non sono in Italia, ma nel mondo. Il sovrano voleva dar vita ad un centro di interesse scientifico, un luogo dove favorire scambi culturali, in cui illustrare i risultati di campagne di ricerca finalizzate allo sfruttamento delle risorse minerarie. Gli stessi minerali presenti nel museo sono frutto di spedizioni volute dallo stesso sovrano, che già nel 1789 inviò sei ricercatori in altrettanti distretti minerari europei per la raccolta, la quale si arricchì poi nel corso del tempo, grazie anche a numerose donazioni.
Numerosi importanti studiosi vi hanno operato, fra questi Matteo Tondi, Carminantonio Lippi, Arcangelo Scacchi e Ferruccio Zambonini. Non bisogna dimenticare che il re incaricò ad organizzare il museo a Giuseppe Melograni, professore della cattedra di mineralogia all’ateneo partenopeo. Nel 1845, il Museo ospitò il VII Congresso degli Scienziati Italiani, che vide la partecipazione di ben 1611 scienziati.
Il Museo conserva circa 30.000 campioni, tra i quali alcuni molto rari per dimensioni o bellezza. All’ingresso del museo vi è la collezione dei Grandi Cristalli, per le eccezionali dimensioni e grandezza che vi sono ospitati, tra essi spiccano una coppia di cristalli di quarzo provenienti dal Madagascar e dal peso di circa 482 kg, tra i più grandi al mondo nel loro genere.
Ma il grosso della collezione mineraria è ospitato nella monumentale Biblioteca del Collegio dei Gesuiti, dove più di 6000 minerali provenienti da tutto il mondo sono stati catalogati in 38 vetrine verticali e 18 bacheche orizzontali.
La sala successiva, infine, ospita un’apposita collezione di minerali provenienti dall’area vesuviana tra cui anche diverse “bombe vulcaniche”, sparate dal Vesuvio durante le diverse eruzioni.
Una nota merita anche il cosiddetto “Medagliere”, il quale raccoglie delle vere e proprie medaglie, la cui particolarità è quella di essere state coniate utilizzando la lava appena emessa dal Vesuvio durante le eruzioni o prelevata dal lago di lava all’interno del cratere, fino al 1944. Entrare nel salone monumentale, che occupa gli splendidi ambienti dell’antica Biblioteca del Collegio Massimo dei Gesuiti, provocherà un immediato moto di meraviglia. Nella Collezione dei Meteoriti è esposto anche un frammento di siderite di sette chili e mezzo, rinvenuto nel 1784 a Toluca (Messico). Affascinanti e singolari alcuni cammei tipici dell’artigianato napoletano intagliati su pietra lavica, e le medaglie coniate con la lava del Vesuvio, fra cui risaltano quelle del 1805 riproducenti i profili di Ferdinando IV e Maria Carolina (sorella di Maria Antonietta). È inoltre esposta una testa di satiro in marmo bianco di Carrara, scolpita da Antonio Canova, dalla cui bocca spunta come una zanna un cristallo di quarzo. Questa meraviglia, testimonia il ruolo fondamentale della città di Napoli nella promozione della scienza e della cultura nel mondo. Una meraviglia imperdibile.

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